Il Vangelo è la parte migliore
Lc 10,38-42 – XVI domenica dell’ordinario (20 luglio 2025)
Fr. Goffredo Boselli, monaco della Madia
Dal Vangelo secondo Luca 10,38-42
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Marta ospita Gesù nella sua casa, Maria ascolta la sua parola. Marta lo accoglie, Maria lo interiorizza. Marta è distolta per i molti servizi, Maria sta seduta ai suoi piedi. Marta si affanna e si agita per molte cose, Maria fa l’unica cosa di cui c’è bisogno. Sedotta dalla Parola Maria sedeva ai suoi piedi mormorando il canto imparato dal Cantico: “Alla sua ombra desiderata mi siedo, è dolce il suo frutto al mio palato” (Ct 2,3). Maria ha trovato il suo posto ai piedi di Gesù e anche lei ha “trovato grazia presso Dio” (Lc 1,30). Nel Talmud si legge: “Lascia che la tua casa sia una casa per i sapienti, aggrappati alla polvere dei loro piedi e bevi con sete le loro parole”. In questo caso si raccomanda di non avere altre attività se non quella di ascoltare il sapiente parlare. Ed è quello che fa Maria: si siede ai piedi di Gesù e rimane lì, senza fare altro che ascoltare. Fa ciò che dice il Talmud e assume la postura del discepolo, ma a differenza del Talmud, non ascolta le sue parole, ma, dice il testo, “ascoltava la sua parola”. Tende l’orecchio non semplicemente a quello che Gesù dice ma ascolta Gesù, accogliendo e riconoscendo quello che lui è: la Parola.
Quello che Maria compie è il discernere la presenza del Signore, accordando il primato a lui, all’ascolto della sua Parola e a nient’altro. Maria in quel modo celebra il Signore, al punto che ogni cristiano che ascolta la parola di Dio e che celebra la liturgia trova in questa attitudine di Maria la propria immagine. L’evangelista Luca pone una chiara relazione tra “i molti servizi” di Marta e l’unico servizio di Maria. L’abodà, il “servizio”, il solo atto di culto che il Signore ha chiesto al suo popolo, Israele: ascoltare la sua voce. Il profeta Geremia ha ricordato con forza che l’ascolto della sua parola e non i sacrifici era l’unico e vero culto che Dio comanda a Israele: «In verità io non parlai né diedi comandi sull’olocausto e sul sacrificio ai vostri padri, quando li feci uscire dall’Egitto. Ma questo comandai loro: «Ascoltate la mia voce»” (Ger 7,22-23). L’ascolto è l’unica azione cultuale richiesta da Dio al suo popolo, è il solo elemento che egli stesso stabilisce come essenziale al culto di Israele. L’ascolto è il presupposto necessario a quella celebrazione della lode per la quale Dio, secondo il profeta Isaia, ha plasmato per sé Israele come suo popolo: “Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi» (Is 43,21). L’ascolto è dunque l’unum di cui c’è bisogno per adorare il Signore affinché il culto sia vero. Come Geremia ricorda a Israele, così Gesù ricorda a Marta l’unum necessarium – “una sola è la cosa di cui c’è bisogno” (Lc 10,42) –, aggiungendo: “Maria si è scelta la parte migliore che non le sarà tolta”. L’optimam partem non sarà mai tolta a chi la sceglie per sé.
Nella vita del credente può avvenire che per circostante personali o per eventi esterni, talvolta anche per decisioni della Chiesa, gli vengano tolte molte cose a lui care: persone, servizi, attività, posizioni, riconoscimenti, fino a trovarsi spogliato, privato di ciò che pensava di essere e avere. È in questa condizione che può comprendere in profondità le parole di Gesù a Marta: “di una cosa sola c’è bisogno”. Può anche avvenire che con il passare degli anni la nostra fede venga spogliata di molte cose: verità che per noi incrollabili, certezze che credevamo radicate, abitudini inveterate. La nostra fede resta come nuda, come se la fede bastasse a se stessa. È in questa condizione che può comprendere in profondità le altre parole di Gesù a Marta: “Maria si è scelta la parte migliore che non le sarà tolta”. La parte migliore è il Vangelo di Gesù Cristo, e niente e nessuno ce la potrà mai togliere.