L’eterno abbraccio
Lc 24,46-53 – Ascensione del Signore – 1° giugno 2025
Fr. Goffredo Boselli, monaco della Madia
Evangelo di Gesù Cristo secondo Luca (24,46-53)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
La Scrittura e la liturgia oggi ci fanno contemplare la resurrezione sotto un’altra luce: Gesù è stato “elevato in alto”, è stato “assunto in cielo”, “è entrato nel cielo stesso per comparire al cospetto di Dio in nostro favore”.
Per rendere ragione del grande mistero della resurrezione di Cristo gli scritti del Nuovo Testamento non dicono solo che Dio ha risuscitato Gesù, ma usano anche altri termini, espressioni, immagini: Dio ha innalzato Gesù, lo ha esaltato, risvegliato dal sonno, glorificato, alzato, sollevato, lo ha fatto risalire dai morti, lo fece sedere alla sua destra nei cieli.
L’evangelista Giovanni a più riprese ha raffigurato la crocifissione e la risurrezione di Cristo come un “innalzamento”, un’elevazione: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo… Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”. Sì, Cristo Gesù non è mai stato più “innalzato” da terra che appeso a quella Croce piantata sul Golgota, così che la morte in croce, la Pasqua, l’Ascensione e la Pentecoste sono volti dello stesso mistero, riflessi dell’unico evento grazie al quale, scrive lo Pseudo-Epifanio, “l’immortale attraverso la morte ha ucciso la morte e ha portato ai mortali la vita immortale” (Omelia sull’Ascensione).
Appendendolo all’infamante patibolo della croce e facendo di lui il maledetto da Dio e dagli uomini, Gesù fu sospeso tra il cielo e la terra perché tutti vedessero che la terra lo ripudiava e il cielo lo rifiutava. Risuscitandolo dai morti, il Padre manifesta invece al mondo che nel corpo glorificato di suo Figlio la terra e il cielo si congiungono, gli abissi e le altezze si raggiungono, gl’inferi e il regno dei cieli si abbracciano. Il corpo glorioso del Risorto è corpo cosmico che congiunge l’umano e il divino, che riconcilia in sé Dio e l’umanità intera, che fa pace tra il cielo e la terra, che stabilisce la nuova ed eterna alleanza tra creature e Creatore.
Il corpo di Cristo risorto, inabitato dalla natura umana e dalla natura divina, ascende al cielo per manifestare che in questo corpo che ha vinto la morte inabita ora anche la natura cosmica. Umana, divina e cosmica, tre nature in un solo corpo, tutti gli esseri in un solo essere, tutti i viventi in colui che vive per sempre. Ecco compiuto il “disegno di amore” del Padre di “ricapitolare nel Cristo tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra” (Ef 1,10).
La salvezza offerta da Gesù Cristo non riguarda la sola l’umanità, ma è salvezza “cosmica” che riguarda tutto ciò che esiste nell’Universo, perché “tutto è stato creato per mezzo di lui e in vista di lui”, e “tutte le cose sussistono in lui” (Col 1,17). Così, l’autore della Lettera agli Efesini può confessare: “Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose” (Ef 4,10). Sì, il Cristo ascende al cielo “per riempire di sé (ta panta) tutto”. Elevato in alto è segno che la sua signoria si estende al cosmo intero.
Oggi, giorno dell’Ascensione, tutto ciò che esiste è nella gioia perché tutto, nei cieli, sulla terra e sottoterra è ricolmo delle energie della risurrezione. Oggi non c’è creatura che non gioisca dell’Ascensione di Cristo al cielo, non c’è essere vivente in cui non sia piantata, come un seme, la vita del Risorto.
Non c’è uomo, non c’è donna, non c’è corpo, non c’è essere vivente, non c’è realtà creata, non c’è cosa di tutti i tempi e tutti i luoghi, che in un eterno abbraccio Cristo non trascini con sé nei cieli nella comunione di Dio Padre. Se grande è il mistero dell’incarnazione – Dio che si fa uomo – ancora più grande è che in Cristo risorto ogni uomo sia in Dio, che la nostra umanità insieme a tutto il cosmo dimori per l’eternità in Dio.