Il nemico come maestro
Lc 6,27-38 – VII domenica dell’ordinario – (23 febbraio 2025)
Fr. Goffredo Boselli, monaco della Madia
“Venerdì sera avete rubato la vita di una persona eccezionale, l’amore della mia vita, la madre di mio figlio, eppure non avrete il mio odio. Non so chi siete e non voglio neanche saperlo. Voi siete anime morte. Perciò non vi farò il regalo di odiarvi. Sarebbe cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete. Voi vorreste che io avessi paura, che guardassi i miei concittadini con diffidenza, che sacrificassi la mia libertà per la sicurezza. Ma la vostra è una battaglia persa”. Con queste parole Antoine Leiris si è rivolto ai terroristi che il 13 novembre 2015 al Bataclan uccisero sua moglie. “Non vi odierò”, dichiara Antoine, spezzando così quella catena dell’odio alla quale i terroristi intendevano avvinghiarlo a vita. Odiandoli sarebbe stato come loro, avrebbe fatto sua la loro stessa logica. Rispondendo all’odio con l’odio sarebbe diventato complice dei loro sentimenti. Al contrario, negando l’odio Antoine spezza ogni logica mortifera, fatale per ogni vita umana degna di questo nome.
Il Vangelo di Gesù Cristo non si ferma al “non odiare i tuoi nemici”, ma va incredibilmente oltre dicendo: “Ama i tuoi nemici”. Questa è forse la parola più difficile che ci sia data ascoltare, impossibile da realizzare, un’utopia, un tipico massimalismo, una delle forme eccessive che Gesù amava utilizzare. Ma nel caso avessimo qualche dubbio al riguardo, aggiunge: “fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male”. Se poi obiettiamo che è naturale amare quelli che ci amano, Gesù risponde: “Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano”. Gesù chiede di fare di più e meglio dei peccatori, di vivere una “giustizia superiore” che sa andare oltre la logica della semplice reciprocità: tu mi ami io ti amo, tu mi odi io ti odio. L’amore per i nemici è una novità introdotta da Gesù, viene dal suo cuore perché nella Legge di Mosè e nella tradizione rabbinica non vi è traccia alcuna.
Non i nemici come categoria astratta, i nemici in assoluto e tanto meno i nemici degli altri, ma “ama i tuoi nemici”. Gesù parla di nemici personali che sono molto più vicini a me, iniziando da casa mia, dai parenti, dai colleghi di lavoro, dai vicini. “Ama i tuoi nemici” dove il possessivo “tuoi” rende il nemico qualcosa di mio che in qualche modo mi appartiene. Spesso, infatti gli atti o le parole del nemico ci toccano in profondità destabilizzandoci. Violano il nostro spazio personale più intimo e nascosto, la nostra interiorità più fragile e vulnerabile. Talvolta solo il nemico mi permettere di raggiungere una conoscenza di me stesso che nessun’altro mi ha mai dato e per questo può rivelarsi come il mio più grande maestro. “Benedite i vostri nemici”, ha detto il Signore, facendo del nemico una benedizione.
Gesù ci chiede di amare i nostri nemici perché per primo ha compreso il significato dell’amare chi lo odiava, divenendo con la sua vita e la sua morte il perfetto compimento di quello che aveva compreso e rivelato. L’apostolo Pietro dirà di lui: “Insultato non rispondeva con l’insulto, maltrattato non minacciava vendetta, ma sia affidava a colui che giudica con giustizia” (1Pt 2,23). L’amore per il nemico è il nucleo incandescente della rivoluzione cristiana, una rivoluzione che va contro le logiche umane, rende vana la morale comune e polverizza le strategie del mondo. Solo l’amore del nemico salverà l’umanità.